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Fra il 1287 e il 1288, Duccio di Buoninsegna (1255 ca.-1318 ca.), maestro indiscusso della Scuola senese e pittore eccelso del Gotico italiano, ricevette l’incarico di realizzare una grande Vetrata destinata a schermare il grande oculo dell’abside del Duomo di Siena. Si tratta della più antica vetrata istoriata di manifattura italiana tra quelle giunte fino a noi, e il suo valore, a prescindere dalle indubbie qualità artistiche, è ancora più grande considerando che gli Italiani, a differenza di Francesi, Inglesi e Tedeschi, non furono mai grandi vetrai. La Vetrata di Duccio
Si trattava di un’impresa complessa (la finestra ha un diametro di 5,6 metri) e anche delicata, giacché Duccio non era un maestro vetraio e non si era mai impegnato in lavori di questo tipo. È assai probabile che abbia inizialmente realizzato il disegno, che poi si sia avvalso della collaborazione di botteghe specializzate e che sia nuovamente intervenuto alla fine per eseguire, personalmente, le rifiniture. La vicenda è abbastanza documentata, anche se, in verità, manca proprio l’atto di commissione a Duccio (sulla cui paternità, comunque, si hanno pochi dubbi) e non si è fatta del tutto chiarezza sulla data di consegna, che comunque non dovrebbe andare oltre il 1290.
Il capolavoro duccesco si è straordinariamente conservato (caso raro, essendo le vetrate così fragili); è stato calcolato che solo il 4-6% del vetro venne sostituito nel corso dei secoli. Oggi, la vetrata si trova presso il Museo dell’Opera del Duomo (al suo posto è stata collocata una copia), e si può quindi osservare da vicino.
Divisa in 9 settori da una griglia che crea la forma di una croce inscritta, raffigura la Morte della Vergine (in basso) la sua Assunzione (al centro) e la sua Incoronazione (in alto).
Nei due bracci orizzontali della croce sono ospitati i quattro santi protettori della città di Siena, cioè san Bartolomeo e sant’Ansano a sinistra e san Crescenzio e san Savino a destra. Si noti che Bartolomeo era ancora protettore di Siena nel XIII secolo; fu poi sostituito da san Vittore, che infatti ritroviamo nelle due successive Maestà del Duomo di Duccio (1308-11) e Maestà di Palazzo Pubblico di Simone Martini (1313-21).
La vetrata si completa con le figure, nei triangoli, dei Quattro evangelisti seduti in trono con i loro simboli (in senso orario, da sinistra: l’aquila per san Giovanni, l’angelo per san Matteo, il leone per san Marco, il bue per san Luca).
La tecnica della vetrata impedì a Duccio di sfruttare al meglio le sue grandi capacità e di eseguire quei minuti dettagli per cui era tanto apprezzato; tuttavia, le sue figure sono ugualmente dotate di grande grazia ed eleganza, le espressioni appaiono tenere e dolci, le pose nobili e pacate. Insomma, la mano del maestro non solo è facilmente riconoscibile ma conferisce a questa vetrata, nel complesso, una qualità artistica davvero straordinaria.
Splendide fotografie, eccellente commento
Grazie mille!