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Durante la lunga e fertile stagione del Romanticismo europeo, in Inghilterra, si distinsero due correnti, una detta del paesaggio sublime e l’altra del paesaggio pittoresco. Esponente di spicco della prima fu William Turner, che nei suoi soggetti identificò il sublime con la spettacolarità della natura, potentissima e aggressiva, capace di provocare catastrofi e di seminare morte e distruzione attraverso tempeste, bufere, valanghe e incendi. Pittore di paesaggio pittoresco fu invece Constable, che amò rappresentare le campagne inglesi, evocando sentimenti di tenera nostalgia.
L’inglese William Turner (1775-1851) fu certamente uno dei più grandi pittori romantici d’Europa. Nato a Londra da una famiglia di umili origini, Turner si formò come acquerellista; si dedicò alla pittura a olio solo dal 1796, diventando un paesaggista di assoluta maestria.
Attratto soprattutto dallo spettacolo dei violenti sconvolgimenti naturali, nel corso della sua lunga carriera Turner amò rappresentare il conflitto fra gli elementi e la lotta incessante fra civiltà e natura, come dimostrano le sue molte tele che affrontano i temi dei naufragi, degli incendi, delle tempeste, delle valanghe, delle burrasche: eventi presentati, con enfasi più o meno accentuata, nei loro aspetti più cataclismatici. Il Naufragio del 1805 rappresenta, per esempio, dei vascelli in balia del mare in tempesta e in procinto di affondare, con alcuni marinai che tentano di strappare alle onde i propri compagni.
Il tradizionale soggetto di paesaggio marino è qui sconvolto in uno spaventoso caos; le onde, violente, pesanti, compatte, sembrano l’effetto delle convulsioni, dei tremiti, dei sussulti di una creatura mostruosa. Si tratta, indubbiamente, di un’opera carica di angoscia. La concezione romantica della natura è colta in uno dei suoi aspetti essenziali. Gli elementi scatenati tendono a sopraffare i deboli sforzi dell’uomo che, tuttavia, non perde la propria fiducia e la speranza di sopravvivere. Insomma, come altri pittori romantici suoi contemporanei, tra cui Friedrich, Turner perseguì, attraverso i suoi paesaggi, la realtà trascendente.
Questo grande pittore inglese dipinse prima di tutto per rispondere a una propria esigenza interiore, senza preoccuparsi di procurarsi prima una commissione e quindi di garantirsi un guadagno certo, tanto che, alla morte dell’artista, moltissimi suoi quadri si trovavano invenduti nel suo studio. In questo, egli mostrò la sua modernità: nel suo operare, infatti, si evidenzia quel mutamento del rapporto tra artista e committenza che ebbe i suoi albori fra la fine del Settecento e l’inizio del secolo successivo e che avrebbe inciso sullo sviluppo della storia dell’arte moderna e contemporanea.
In un percorso di ricerca durato molti anni, Turner giunse a dissolvere, nelle opere della maturità, la materia nella luce – come nel caso dell’incredibile Barche sul mare, un piccolo acquerello su carta del 1830-45 – presentandola come pure forme colorate, smaterializzate, liberate da ogni peso e opacità, prive di consistenza, dissolte in un pulviscolo iridescente. Anche queste audacissime soluzioni compositive fanno di lui un artista straordinariamente in anticipo sui tempi, un vero modello per i pittori del tardo XIX e del XX secolo.
Turner affrontò spesso temi e soggetti a lui contemporanei, tra cui quello di un treno in corsa. L’artista viaggiò molto, per il suo paese e per mezza Europa. Egli fu tra i primi ad entusiasmarsi per il progressivo affermarsi del treno, considerato come il mezzo di trasporto più rapido e confortevole. Narrano i primi biografi dell’artista che durante uno dei suoi viaggi in treno, sotto una pioggia sferzante, Turner vide dal finestrino avvicinarsi un altro treno che proveniva dalla direzione opposta. Decise di fotografare mentalmente la scena per ridipingerla appena arrivato a destinazione.
Il quadro Pioggia, vapore, velocità, del 1844, sostanzialmente privo di disegno, in un trionfo di bruni e turchini che annullano l’esatto confine tra una forma e l’altra, mostra la sagoma nera di un treno che corre lungo un ponte. Con tutta evidenza, la realtà episodica offrì al pittore un semplice spunto per visualizzare una sensazione, un’emozione. Egli, infatti, non voleva “riprodurre” una scena ma esaltare l’ardimento delle costruzioni umane, coniugare il tema del paesaggio con quello della tecnologia, trasformare il semplice passaggio di un treno in un evento mitico. Conferendo a un mezzo di trasporto la dignità di un soggetto per un quadro (scelta quanto mai insolita per quei tempi), l’artista si dimostrò propenso a ricercare la bellezza nella nuova cultura tecnologica.
il commento dell’opera di Turner è quanto mai efficace
Mi fa molto piacere che lei abbia apprezzato questo contenuto.